In un’epoca in cui si piantano alberi virtuali, la nascita del Parco Palazzetti è testimonianza del forte legame tra la nostra azienda e la natura. Chiara Palazzetti ci spiega qui come le è venuta questa idea così verde!
L’ho visto ogni giorno, per anni, uscendo dal laboratorio: un enorme spiazzo di terra e ghiaia, vuoto e inutilizzato. Poi, un giorno di primavera, un giorno qualsiasi, ero lì, immersa nei soliti pensieri e come sempre combattuta (non è così per ogni mamma?) fra l’ottimizzare il lavoro e il non trascurare mia figlia, fra il fermarmi ancora un attimo per concludere qualcosa e andare per per portare a spasso i miei tre cani (ahimè sono veramente tre…).
Quel giorno, chissà perché, esco dal laboratorio e vedo sì il solito spazio vuoto, ma qualcosa scatta. Sarà che stavo pensando a mia figlia, ai cani, non so, certo è che vedo verde. Vedo prato al posto della ghiaia, alberi e fiori profumati ovunque, vedo un parco. Uno vero. Per tutti noi che lavoriamo qui in questa splendida e impegnativa azienda (ma non solo). Un’oasi nelle nostre giornate intense, dove respirare prima di concentrarsi ancora. Dove pranzare all’ombra d’estate e godere il sole raro d’inverno, dove offrire un caffè ai nostri clienti o mangiare qualcosa insieme ai colleghi a fine giornata.
Così ho pensato che in un mondo dove si piantano alberi virtuali, piantare alberi veri (certo aziende molto più grandi della nostra già lo hanno fatto…) è semplicemente innovativo; è andare controcorrente in un mercato nel quale gli investimenti sono visti solo nella logica del rientro economico.
La creazione di un parco può quindi essere vista con sospetto. Per certi versi è giusto, non esiste un indicatore economico che misuri il ritorno di questo investimento, ma in Palazzetti mica parliamo solo di interessi economici. E poi, ormai lo sanno tutti, stare bene nel proprio ambiente di lavoro, fa lavorare meglio. Se un’azienda poteva esporsi per realizzare un’idea de genere, questa era proprio la Palazzetti. Detto… fatto!
E poi c’è un altro aspetto che mi entusiasma di questo progetto: la lentezza. Eh sì, perché un parco non si fa dall’oggi al domani (questo poi, date le dimensioni, sarà un lavoro lungo…). Ci vuol tempo e molta pazienza, perché gli alberi devono crescere. Possiamo solo guardare, aspettare e intanto averne cura.
Trovo che questa lentezza sia splendida a confronto della velocità supersonica che segna il ritmo delle le nostre giornate. La lentezza ci farà ricordare, spero, che ogni progetto vuole, per essere realizzato, il suo giusto tempo, pochissimo o tantissimo che sia: sembra una banalità? Beh, non si direbbe.
Vorrei che portassimo qui i nostri figli (e le nostre famiglie), a vedere come stanno le piante del parco, vorrei che insieme lo vedessimo crescere un po’ ogni anno, proprio come crescono loro: non troppo in fretta, per non perdersi il bello di ogni stagione. Il calore che piace alla natura. Poi diremo anche: alla natura, piace Palazzetti.

Dedicato alla famiglia, all’azienda e a tutti noi, che del lavorare insieme facciamo una grande forza.
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Ute Müller
29 Giugno 2019 - 11:29